Tumore del Retto

Tumore del retto

Cos’è

Il Tumore del retto, o Neoplasia Maligna del Retto, è una patologia tumorale che colpisce l’ultimo tratto dell’intestino poco prima dell’ano.
Come tutte le patologie maligne ha caratteristiche di evolutività, ossia se lasciata a se stessa ha la tendenza ad ingrandirsi, ad invadere le strutture adiacenti, a sanguinare ed a riprodursi in forma di metastasi. Pur essendo spesso associata ed annoverata alle neoplasie del Colon ha caratteristiche peculiari sia come diagnosi che come trattamento.
Nei Paesi occidentali il cancro del colon-retto rappresenta il secondo tumore maligno per incidenza e mortalità, dopo quello della mammella nella donna e il terzo dopo quello del polmone e della prostata nell’uomo.
La malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 anni, raggiunge il picco massimo verso gli 80 anni e colpisce in egual misura uomini e donne. In Italia, si stima che questo tumore colpisca circa 40.000 donne e 70.000 uomini ogni anno. L’incidenza è in aumento nella popolazione femminile per via delle abitudini di vita sempre più simili tra i due sessi. Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento del numero di tumori, ma anche ad una diminuzione della mortalità, attribuibile soprattutto a un’informazione più adeguata, alla diagnosi precoce e ai miglioramenti nel campo della terapia.

Cause

Fattori Familiari e Genetici: è possibile ereditare il rischio di ammalarsi di tumore del Retto se nella famiglia d’origine si sono manifestate alcune malattie che predispongono alla formazione di neoplasie intestinali. Tra queste ci sono le poliposi adenomatose ereditarie (tra cui l’adenomatosi poliposa familiare o FAP, la sindrome di Gardner e quella di Turcot) e quella che viene chiamata carcinosi ereditaria del colon-retto su base non poliposica (detta anche HNPCC o sindrome di Lynch). Si tratta di malattie trasmesse da genitori portatori di specifiche alterazioni genetiche, e che possono anche non dar luogo ad alcun sintomo. La probabilità di un genitore di trasmettere alla prole il gene alterato è del 50 per cento.
Fattori Alimentari: molti studi hanno dimostrato che una dieta altamente calorica, ricca di grassi animali e povera di fibre è associata a un aumento dei tumori intestinali; viceversa, diete ricche di fibre sembrano avere un ruolo protettivo.
Altri Fattori: sono importanti l’età (l’età compresa tra i 60 e i 64 anni è quella maggiormente a rischio), le malattie infiammatorie croniche intestinali (Es. Rettocolite Ulcerosa e il Morbo di Crohn), aver avuto riscontro di polipi del colon o di un pregresso tumore del colon-retto. Si stima che il rischio di sviluppare un tumore del colon ed al retto aumenti di 2 o 3 volte nei parenti di primo grado di una persona affetta da cancro o da polipi del grosso intestino.

Sintomi

La sintomatologia del tumore del retto è spesso subdola essendo nella maggior parte dei casi associata ad un sanguinamento che viene confuso con quello da emorroidi o da altre patologie anali diffuse (Ragadi, Ascessi etc.) che coinvolge gran parte della popolazione proprio nella fascia di età nella quale risulta maggiormente incidente il tumore del retto.
Altri sintomi possono essere il Tenesmo, ossia la sensazione di non aver completamento scaricato il contenuto rettale, il dolore, specialmente per le forme già invadenti, e l’occlusione, ossia l’occupazione da parte del tumore di gran parte della circonferenza tanto da chiudere il passaggio ad aria e feci.

Diagnosi

Circa il 50% dei tumori del retto è palpabile alla sola esplorazione rettale ma la maggior parte delle diagnosi vengono oramai effettuate con la Colonscopia.
Con l’avvento della ricerca del Sangue Occulto Fecale e la successiva endoscopia in caso di positività si sta assistendo ad una diagnosi sempre più precoce.
La colonscopia andrà dunque a rimuovere un frammento della malattia (biopsia) per procedere ad una sicura diagnosi di tumore.
Dopo la diagnosi è essenziale procedere ad una valutazione ulteriore che definisca i margini, l’estensione, la posizione del tumore ed il suo rapporto con le strutture adiacenti (in genere una Risonanza Magnetica Nucleare o una Ecografia Transanale) le eventuali metastasi (TAC Addome e TAC Torace con MDC).
Terminata questa fase è possibile, con una valutazione multidisciplinare oncologica – chirurgica e radioterapistica, stilare una proposta terapeutica adeguata all’età, al sesso, alla costituzione del paziente, alle sue aspettative ed alle caratteristiche del tumore.

Rischi

Il rischio maggiore di una mancata diagnosi di tumore al retto è quella dell’estensione della malattia ad un livello di incurabilità o con necessità di interventi demolitivi importanti.

Il sanguinamento è a volte massivo ed andrà valutato in strutture adeguate mentre l’occlusione può essere trattata inizialmente con uno stent (una sorta di tutore che viene inserito attraverso il colonscopio ed “allarga” il passaggio) per permettere di applicare le cure preoperatorie necessarie.

Cure e Trattamenti

La terapia di scelta è quella Chirurgica. La posizione del retto e le strutture ad esso adiacente e la mancanza di cure per ridurre la malattia preoperatoriamente, determinavano qualche decennio fa interventi chirurgici molto menomanti con spesso l’asportazione totale del retto e la costruzione di un ano artificiale sull’addome del paziente che diveniva definitivo.
Negli anni la chirurgia si è fatta sempre più conservativa. Solo nei pazienti molto anziani o ad alto rischio si procede alla creazione della cosiddetta stomia definitiva (ovvero all’apertura dell’intestino sulla parete addominale con la creazione del cosiddetto ano artificiale, che consenta di raccogliere le feci con appositi presidi). In alcuni casi l’apertura dell’orifizio artificiale sarà necessario solo per qualche settimana per permettere al sito dell’intervento di guarire completamente prima di essere riabitato dalle feci.
La radioterapia pre-operatoria può, in casi selezionati, ridurre il volume e l’estensione tumorale, permettendo quindi interventi chirurgici che conservano l’orifizio anale naturale. È stato dimostrato che essa è inoltre in grado di diminuire le ricadute locali e di allungare la sopravvivenza.
L’ingresso della chirurgia laparoscopica, della chirurgia robotica e di quella trans-anale hanno ulteriormente ridotto la necessità di interventi menomanti.
Quando si procede all’asportazione del retto è possibile, in alcuni casi, creare una tasca (Pouch) con un altro tratto di intestino, in modo da consentire al paziente di eliminare le feci per via naturale: ciò è fattibile solo se il cancro non ha coinvolto lo sfintere anale (la muscolatura deputata a stringere l’ano per contenere le feci).
La chemioterapia svolge un ruolo fondamentale sia nella malattia operabile sia in quella avanzata non operabile. Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia di un trattamento chemioterapico cosiddetto adiuvante, cioè effettuato dopo l’intervento chirurgico per diminuire il rischio di ricaduta (come avviene già per il tumore della mammella). Sono positivi anche gli studi sulla terapia neo-adiuvante, cioè effettuata prima dell’intervento per ridurre la dimensione del tumore e facilitare il compito del chirurgo, in particolare se viene associata alla Radioterapia.
Anche le metastasi da tumore del retto hanno negli ultimi anni subito un radicale cambio di trattamento, poichè attualmente si aggrediscono in quanto è dimostrato che possa essere curativo o quantomeno allungare sensibilmente la vita del paziente o migliorarne la qualità.
Negli ultimi tempi si sta facendo luce anche la possibilità di intervenire (con interventi altamente demolitivi) sulle recidive di malattia tumorale rettale locali (ossia nella pelvi) con una buon aumento della sopravvivenza. Questo tipo di interventi viene riservata ad alcuni casi e coinvolge spesso una multidiscipliarietà chirurgica (Chirurgo Colorettale – Chirurgo Urologo – Chirurgo Vascolare – Chirurgo Ortopedico).