Prolasso Rettale

Il prolasso è una dislocazione viscerale per “discesa” di un organo, secondo la forza di gravità e compartecipazione di forze “propulsive”, per lassità o lesione dei tessuti di sostegno (legamenti, setti, ecc.).
Per quanto riguarda il prolasso rettale può grossolanamente essere classificato in:

  • Prolasso parziale (mucoso) o completo (totalità degli strati della parete);
  • Prolasso esterno (procidentia) o interno (occulto o invaginazione).

Il prolasso rettale va distinto dal rettocele, che consiste nella protrusione della parete rettale anteriore verso la parete vaginale, per progressivo assottigliamento del tessuto normalmente interposto fra i due organi (setto retto-vaginale).

Fattore predisponente principale del prolasso rettale è l’eccessiva mobilità delle strutture di sostegno.
La causa scatenante principale è lo sviluppo di una eccessiva pressione all’interno dell’addome (tosse, stipsi, sforzi lavorativi e/o sportivi). Il retto, sottoposto a tali aumenti di pressione, non rimane nella sua sede ma prolassa, cioè scende verso il basso.

Primo sintomo del prolasso rettale può essere rappresentato da disturbi della defecazione o dalla protrusione vaginale, nel quadro della Sindrome da Defecazione Ostruita.
Spesso sono presenti altre alterazioni, come cistocele (prolasso della vescica urinaria) o prolasso genitale (uterino o di cupola vaginale, nelle pazienti isterectomizzate). I sintomi associati sono mucorrea, ano umido, anite, perianite, infezioni, prurito anale, sanguinamento e alvo alterno, sforzo evacuativo.

Ai fini della diagnosi, è fondamentale stabilire se il prolasso sia solo mucoso o se invece coinvolga l’intera struttura del retto. L’esame defecografico permette di dirimere il dubbio.
Non sempre il prolasso rettale è sintomatico, ma, se presente, la sintomatologia indirizza la diagnosi: il sintomo più importante è l’incompletezza della defecazione, con “frazionamento” (da 3 a 10 piccole evacuazioni al giorno). Spesso presente “peso perineale”. Spesso è necessaria digitazione vaginale e/o rettale e/o perineale come aiuto alla defecazione.
Solo uno studio anatomico/funzionale adeguato potrà portare al corretto inquadramento diagnostico della situazione clinica e permetterà di pianificare un iter diagnostico-terapeutico ad hoc per ogni singolo caso clinico: Colonscopia, Defecografia o Cine-Defecografia, Manometria Ano-Rettale, Risonanza Magnetica Pelvica-Dinamica, Ecografia transanale 3D.

Esistono rischi di complicazioni legate alla malattia o ai trattamenti chirurgici utilizzabili.
Il prolasso, oltre a subire evoluzione anatomicamente peggiorativa, può presentare progressivo aggravamento sintomatologico, sia con ingravescenza della stipsi, sia con comparsa di fenomeni di incontinenza fecale e/o urinaria o di neuropatia dei nervi pudendi o di sindrome del dolore pelvico cronico.
I trattamenti chirurgici presentano possibilità di complicazioni generiche, comuni a tutti gli interventi chirurgici (proctologici in particolare) come sanguinamenti, dolore, “urgency”, stenosi, deiscenze, fistolizzazioni.

L’intervento, denominato STARR (Stapled Trans-Anal Rectal Resection) è condotto in anestesia spinale o generale, con durata media di quaranta minuti, ed è gravato da un dolore postoperatorio accettabile, in assenza di complicazioni, con degenze molto brevi e rapida ripresa delle normali attività fisiologiche (meno di 24 ore) e sociali (circa 7 giorni).
Le recidive anatomiche e/o funzionali sono inferiori al 2 per cento dei casi; il sanguinamento si verifica in meno dell’1% dei pazienti.